L’esercizio fisico può rallentare la progressione dei sintomi del Parkinson, secondo lo studio pubblicato da Jama Neurology, secondo cui invece se l’attività fisica è moderata non ci sono benefici.
I ricercatori della Northwestern University hanno reclutato 128 uomini e donne con una diagnosi di Parkinson nei cinque anni precedenti, tutti ancora in una fase in cui non prendevano farmaci e che non facevano alcuna attività fisica.
I soggetti sono stati divisi in tre gruppi, di cui uno ha mantenuto le abitudini precedenti, uno faceva 30 minuti di tapis roulant per quattro volte a settimana con un ritmo corrispondente al 60-65% del massimo possibile e uno faceva lo stesso esercizio ma a un ritmo superiore, intorno all’85%.
Dopo sei mesi le persone nel primo gruppo avevano avuto un peggioramento di tre punti nella scala dei sintomi, quelle con l’esercizio moderato di due punti mentre quelle che avevano svolto attività fisica intensa non hanno mostrato peggioramenti. “Cosa altrettanto importante – aggiungono i ricercatori – l’esercizio fisico è stato tollerato. Quasi tutti in entrambi i gruppi hanno completato sei mesi di attività regolare senza infortuni e con fenomeni sporadici di indolenzimento muscolare”.
Molti anziani pensano che l’attività fisica vada praticata da giovani e che alla loro età non se ne tragga alcun beneficio, anzi che possa rappresentare un pericolo.
Iniziare l’attività fisica in età giovanile sicuramente aiuta a prevenire diverse malattie, ma si possono avere benefici anche se la pratica regolare comincia in una fase più avanzata della vita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda, alle persone con più di 65 anni, di fare attività fisica almeno 3 volte a settimana e di adottare uno stile di vita attivo adeguato alle proprie condizioni e abilità.
Importanti sono anche le attività volte al miglioramento dell’equilibrio per prevenire le cadute. Non serve necessariamente andare in palestra, ma anche fare regolari passeggiate, occuparsi del giardino o giocare con i nipoti, sono attività che favoriscono un “invecchiamento attivo”, fondamentale per mantenere la propria indipendenza ed autonomia.
Gli anziani regolarmente attivi hanno minor frequenza di patologie cardiovascolari e osteoarticolari, diabete, depressione e limitazioni funzionali, rispetto a quelli che conducono una vita sedentaria. In Italia, il 35% della popolazione si dichiara sedentaria, percentuale che aumenta all’avanzare dell’età, e il 60% degli over 65 anni è in sovrappeso/obeso.